La Commissione Europea ha pubblicato uno studio che afferma, cito traducendo l’abstract:
L’EU ha investito 1 miliardo di euro nel FLOSS e ciò ha avuto un impatto sull’economia europea da 65-95 miliardi di euro
Il rapporto costi:benefici è pari ad 1:4, ovvero per ogni euro speso ne tornano 4
Un aumento del 10% di contributi al FLOSS aumenterebbe il PIL europeo del 0.4-0.6% e contribuirebbe alla creazione di 600 startup ICT europee
Relativamente al procurement nelle PA, adottare il FLOSS piuttosto che il software proprietario poterebbe a minori total cost of ownership e lock-in, accrescendo l’autonomia digitale della PA europea
Il coinvolgimento istituzionale europeo nel FLOSS è sproporzionatamente minore al valore generato dal FLOSS
Queste cose, pubblicate da un’istituzione ufficiale ed imparziale, non possono che aiutare la causa del FLOSS. Dovremmo dunque promuovere questo studio, possibilmente tradurlo (è sotto CC-BY) e farlo arrivare alle persone giuste esterne al nostro mondo (politici, burocrati, aziende informatiche italiane).
ILS ha partecipato in quello studio.
Io ho chiesto a uno di quelli che ha contributo se c’è la versione riassunto, si trova nelle prime 30 pagine.
Tradurlo tutto sono oltre 330 pagine è un lavoro immane e nemmeno io lo ho letto tutto. Ha più senso farlo solo della versione riassunto perché un politico non lo leggerà mai in quella versione.
Ecco la traduzione in attesa delle vostre revisioni. Tenete conto che è stata fatto un po’ di fretta e che il costrutto delle frasi è quello inglese, quindi suona un po’ strano in italiano. I maggiori dubbi che ho riguardano la traduzione dei termini economici.
Termini economici come Total Cost of Ownership (TCO), governance e venture capital sono spesso lasciati nella forma inglese. Per esempio è quello che fa l’AGID (fonte, sezione 2.7).
Unica nota, credo che in Italiano i plurali delle parole straniere si usino al singolare (Treccani). Per esempio noi diciamo “i wafer” e non “i wafers” o “gli smartphone” al posto di “gli smartphones”. Quindi sarebbe meglio “i commit”.
Inoltre mi sono accorto ora che il documento è un po’ di parte, predilige non solo l’espressione Open Source e gli acronimi senza una F davanti ma addirittura dice di fare riferimento all’OSD senza citare quattro libertà della FSF…ora capisco le lamentele di RMS circa il non ricevere il giusto riconoscimento. Deve essere dura aver lavorato su qualcosa per tutta la propria vita e vedere che altri ne prendono il merito! ciò nonostante, se le politiche suggerite fossero implementate sono sicuro che la visione sua e di tutti i sostenitori del software libero si sarebbe almeno in parte realizzata.
Il software open source puoi anche pagarlo ma hai accesso al codice quindi non può definirsi free software. Infatti il CAD italiano specifica che il software deve essere open source non free software perché tu paghi le aziende per fartelo fare e poi devono rilasciarlo con licenze open source. Sono quelle sottigliezze a cui RMS tiene e che sono importati.
Tradurrei vendor lock-in in “dipendenza forzata dal produttore”,
commits fallo diventare commit, in italiano se è al plurale si lascia al singolare inglese perché è il resto del costrutto della frase a farlo capire
OSSH credo si riferisca open source software hardware (direi di metterlo tra parentersi alla prima menzione)
Nel documento originale delle parole erano in grassetto? perchè vanno replicate
Poi metterei un indice all’inzio e farei un pdf per il momento così non devo lanciare libreoffice.
Io poi sono tentato di fare anche un riassunto per punto delle cose salienti, es: fondazioni OSS si sono spostate in europa.
Open source è un rebranding del free software, infatti le licenze approvate sono le stesse (eccetto per la WTFPL e immagino poche altre)! Free non fa riferimento al prezzo in alcun modo ma alla libertà! dunque non vedo perché non dire “free software” o al limite, se free crea confusione, libre software!
In italiano con “software libero” il problema non si pone.
Edit: in altre parole non esiste software open source che non sia free, almeno stando alle definizioni fornite da OSI e FSF ed alle licenze approvate da entrambe (viceversa esiste perché l’OSI non ha approvato la WTFPL).
Edit 2: non parlo della traduzione di @Next ovviamente, deve rispettare l’originale
Il punto non sono le licenze, ma come si accede al software. Esempio (perchè ci lavoro), i plugin wordpress li paghi ma hanno la licenza GPL.
Quindi una volta che lo hai puoi farci tutto quello che ti pare secondo la licenza ma non è free perchè in inglese è sia libertà ma anche gratuità.
Quindi specificare open source evita problemi invece di free software che potrebbe crearne.
La differenza in questi contesti è legale e per evitare incomprensione. Infatti io nei miei report di contributi mensili specifico “Free and Open Source contributions”. Quel “and” specifica che partecipo in entrambi sneza creare confuasione.
Ma infatti proprio per eliminare la confusione adesso si usa la parola libre e l’acronomo FLOSS (free/libre and open source software). Mi sembra che eliminare “free software” solo per motivi di fraintendimento (peraltro che non esistono in italiano, francese, spagnolo e tante altre lingue!) voglia dire negare 35 anni di storia del movimento!
Un po’ tutti hanno la loro propria definizione di “differenza tra free software e open source”, ma di certo ogni distinzione basata sul costo e’ infondata.
Il mio parere: se l’intento della traduzione e’ sottoporla a decisori politici, meglio usare “open source”. Cosi’ e’ conforme all’originale (se si sta facendo una traduzione e’ una traduzione, altrimenti diventa una libera interpretazione e non puo’ essere spacciata per “la traduzione dello studio della Commissione Europea”) e, come fatto notare, e’ la stessa dicitura usata da Developers Italia (dunque qualcosa di riconducibile a documenti istituzionali).
Se stiamo parlando in inglese dei buoni sostituiti sono anche:
free (as speech)
free (as freedom)
libre
free/libre
freedom-respecting
Open source certamente evita il problema di ambiguità ma svuota la frase dai valori insiti nel termine free (as freedom) software.
In italiano il problema non si pone perché non esiste un motivo per cui si debba usare Free invece di libero o gratis (a seconda del contesto)
PS: comunque RMS e i suoi compagni potevano scegliere una locuzione migliore e non ambigua…
Concordo con @madbob, meglio non alterare il contenuto informativo dello studio.
vendor lock-in lo lascerei in inglese dato che la traduzione in italiano non è univoca e comunque c’è una nota a piè di pagina che chiarisce il significato
Poi rifaccio l’ipload magari anche in pdf
(Scusate se rispondo in ritardo, ma sono un po’ a corto di tempo in questi giorni)